Terrestre
Festival 2020/21
Si è deciso di collocare la riflessione sulle migrazioni all’interno del dibattito contemporaneo sul futuro non solo dell’umanità in senso stretto, ma sul futuro di umani e non umani inter-dipendenti e soggetti alle medesime variabili ecologiche in quanto esseri terrestri. Le migrazioni sono, in misura sempre maggiore e ben poco riconosciuta, uno degli effetti più immediati, dirompenti e complessi di tali variabili sempre più fuori controllo. Nelle prime due edizioni di KA la questione delle migrazioni contemporanee è stata affrontata con angolazioni molto specifiche: il paradosso per cui ciò che è legale non sia necessariamente giusto (e viceversa) nel 2018; il tema della frontiera fisica, legale o psicologica, nel 2019. Per la terza edizione vogliamo affrontare il tema migratorio sotto una luce più ampia e complessa collocandolo nella prospettiva di una nuova ecologia, capace di riconoscere che la questione climatica ha fatto emergere in maniera violenta l’inadeguatezza delle categorie analitiche e politiche con cui l’occidente ha costruito la propria relazione col mondo naturale, situando l’umanità all’interno di ecosistemi passivi e plasmati dal potere creatore dell’uomo. Oggi questo paradigma non regge più - e l’emergenza globale della pandemia COVID-19 è qui a dimostrarcelo - e si fatica a trovarne uno nuovo che consenta di riconoscerci, uomini e altri viventi, come TERRESTRI, agenti in un ecosistema ai limiti del collasso.
Nelle prime due edizioni di KA la questione delle migrazioni contemporanee è stata affrontata con angolazioni molto specifiche: il paradosso per cui ciò che è legale non sia necessariamente giusto (e viceversa) nel 2018; il tema della frontiera fisica, legale o psicologica, nel 2019. Per la terza edizione vogliamo affrontare il tema migratorio sotto una luce più ampia e complessa collocandolo nella prospettiva di una nuova ecologia, capace di riconoscere che la questione climatica ha fatto emergere in maniera violenta l’inadeguatezza delle categorie analitiche e politiche con cui l’occidente ha costruito la propria relazione col mondo naturale, situando l’umanità all’interno di ecosistemi passivi e plasmati dal potere creatore dell’uomo.
Oggi questo paradigma non regge più - e l’emergenza globale della pandemia COVID-19 è qui a dimostrarcelo - e si fatica a trovarne uno nuovo che consenta di riconoscerci, uomini e altri viventi, come TERRESTRI, agenti in un ecosistema ai limiti del collasso.
Servirà ridisegnare nuove politiche ambientali capaci di salvare il pianeta, e nuove politiche sociali tali per cui il diritto al movimento e alla ricerca di nuovi luoghi per vivere sia riconosciuto a tutti, umani e non umani.
Ka 2020/2021 indagherà la ricerca di questo orizzonte condiviso, che permetta di saldare la riflessione sul diritto degli uomini alla mobilità e alla felicità con quella più ampia che riguarda il rapporto con la natura, con l’atmosfera, con la terra e gli alberi, elementi vivi e agenti in molte cosmogonie non occidentali.
Gli esseri non umani (piante, animali, suoli, acqua) non formano una natura esterna alla società, ma fanno parte anch’essi della collettività che oggi deve affrontare la sfida più grande, quella del mondo che abiteremo in futuro.